giovedì 31 agosto 2017

La fata, l'ospite e il raziocinio

Era una notte di luna crescente; un quarto esatto.


Molto, ma molto, gialla era la luce della falce che illuminava in maniera sinistra, quasi spettrale, la vegetazione ed era incredibilmente vicina alla Terra.
Aveva qualcosa di estremamente inquietante il buio del bosco.
Mentre era intenta, come ogni sera, a scrutare il cielo per leggere i presagi dalle costellazioni, alla fata cadde qualcosa addosso.

Piovve sul prato di casa,
nella serata fredda,
con una certa sofficità.
Sembrava Tristezza…
ma non posso dirlo con sicurezza.

Occorreva onorare quell'incontro.
Come da legge nel mondo incantato vi è il dovere di far accomodare ogni ospite.
Fu così che l'ospite fu condotto nel salotto buono del giaciglio, tra le fronde del salice piangente; 


come si sedette sul sofà cominciò a raccontarsi quasi logorroicamente alla fata che nel frattanto gli stava preparato un infuso di equiseto.

Si scambiarono intense storie nostalgiche e melanconiche sorseggiando la tisana fumante, fino a quando calò il silenzio nel soggiorno e si ritrovarono a fissare la fiamma della candela che sussultava al passaggio del vento.

Chiese l'ospite: -Sei nata a primavera?-
La fata annuì sorridendo.
E continuò – sai io costruivo aquiloni… ne facevo di molti colori con lunghe code che si agitavano nell'aria…-
lasciò la frase sospesa ma nonostante la curiosità, la fata non volle fare domande perché sapeva di ferita quella frase e lei non aveva rimedi pronti.
Tuttalpiù che ad un tratto si aprì bruscamente l'uscio della casetta e fece irruzione nella sala, agghindato con uno smoking che lo faceva assomigliare buffamente a un pinguino, il Raziocinio.
Prese subito la parola, sicuro e a suo agio nel giaciglio, gesticolava copiosamente mentre con voce grossa dissertava sulle valutazioni in termini di prezzo.

La sua tesi sosteneva con enfasi che il prezzo era alla base della capacità di equilibrio del mondo intero, e anche di quello interno, che altro non era che una valutazione.
La fata e l'ospite parvero divertite da quella che pareva loro tanta assurdità.
Non stavano veramente capendo di cosa stesse parlando.
Avevano quindi quello sguardo incredulo di chi si sente proiettato in un universo semantico straniero ma Raziocinio, lui presuntuoso, si offese.
Sorrise con strafottenza e continuò: “L' abilità fondamentale mie care, è sapere disporre i bilanci” asserì “ ma voi, che vi beffate dei miei moniti e vivete di parole spese in sogni come potete pensare di sopravvivere al mondo fuori da questo giaciglio?”
Parvero parole macabre alla fata, che ebbe un brivido di freddo.
L'ospite intanto si era fatta più vicina, con ingenuità, piccola e docile, le stringeva forte la mano… aveva occhi lucidi.

Suonò un allarme pulsante, bip da tasti, crash di sistema.
Altro non era che la sirena del cinismo.
Da lì al ritrovarsi nell'oscurità era stato un attimo.

La fata fu legata talmente velocemente che non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stava avvenendo. Sentì solo i legacci attorno ai polsi che la stringevano.

La voce del Raziocinio si era fatta ancora più impetuosa, forse infastidito dal buio della stanza.
Accusava, giudicava.
La fata provava a sciogliere le mani ma non riusciva, tentò di aprire le ali ma erano pesanti. Come fossero incollate.
Udì la voce dell'ospite sussurrarle: -non ti preoccupare, andrà tutto bene.-
La fata stava usando tutta la magia di cui era capace per controllare la sua mente e non cadere nelle trappole della paura e dell'angoscia che l'avrebbero mangiata da dentro se solo lei avesse concesso loro il minimo spazio.

Fece un respiro profondo e con voce decisa, senza alcuna esitazione, ordinò risolutamente: -slegatemi i polsi.-
L'ospite le era ancora vicino e di nuovo le sussurrò all'orecchio: -non ti preoccupare, andrà tutto bene.-
Fece una pausa che sembrò eterna e poi prese a legarle la vita.
- te l'ho detto che sapevo costruire aquiloni meravigliosi, vedrai come ti sentirai bene quando il vento ti solleverà-
la fata irrigidendo il tono controbatté: - sono nata con le ali, conosco i venti e le correnti. Volare è una faccenda di libertà. Non di costruzione.-
l'ospite si fermò. Raziocinio era riuscito a riaccendere la candela.
Con il lume in mano, a distanza di pochi passi dai due, fissò l'ospite ed esortò:
- non vi sono paragoni di prezzo, non esiste nemmeno il mondo se non si gode di libertà. Slegale i polsi-
l'ospite tremava, aveva la schiena curva e con fare febbricitante tentò di scusarsi: - io volevo solo farti sperimentare una cosa unica: la maniera più stabile e sicura di volare-
- ma non hai chiesto se lo volevo- accusò la fata, mentre con enorme sforzo si accingeva ad aprire le ali pesanti.
- slegami i polsi-
e così, finalmente, fece l'ospite.
Una volta liberata, la fata condusse lo condusse alla porta.
La notte era davvero buia e un velo di nebbia li circondava quando si salutarono.
L'ospite accigliato, e con occhi bassi disse solo: -non era mia intenzione farti del male-
- Forse non era la tua intenzione, ma la tua azione lo era sicuramente. Per fortuna non sei riuscito nel tuo intento e non abbiamo nulla di che rammaricarci. Hai bisogno di altro prima di andartene? -
- del tuo perdono.-
- Ti è concesso, ma questo non mi farà dimenticare. Va per la tua strada. Ti auguro il bene ed imparare ad apprezzare il tempio che è la natura.-
Gli volse le spalle. Rientrò in casa e chiuse l'uscio.

Raziocinio era ancora lì.


- hai imparato una bella lezione questa sera-
- tu no evidentemente se sei qui a farmi il sermone- rispose scrollandosi le spalle con un po' di stizza, la fata.
- hai rischiato grosso-
- e tu non hai rischiato niente?-
- che ragionamenti assurdi che fai-
- sono stanca…- disse la fata e dopo un lungo sospiro continuò – ti ringrazio per l'aiuto ma ora vorrei riposare.-
- va bene, me ne vado- disse il raziocinio – ma dimmi solo una cosa, chi era?-
- non lo so con esattezza…- si appoggiò il volto fra le mani- ho riconosciuto il demone del fallimento o forse era lo spettro della tristezza. Che differenza fa? Chi mai potrebbe credere di volare appeso a un filo? Solo un nemico-
Si addolcì Raziocinio, le accarezzò una guancia.

- Buonanotte creatura libera- e la lasciò così com'era, con la testa fra le mani e spossata sul piccolo sofà del giaciglio tra le fronde del salice piangente.
Lei si addormentò in breve tempo, ma dei sogni che fece ve ne narrerò in un altro racconto. 

 

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